Non ti scordar di me

Ti chiamo uno di questi giorni…

C’è silenzio e silenzio. Tra noi ce n’è sempre stato poco e quello che rimane oggi è di quelli che creano distanza.

E un baluardo di difesa per chi non se la sente di scegliere. Se non fosse che, anche a non scegliere, in qualche modo hai deciso per entrambi.
Il silenzio, di questo tipo, mi mette a un angolo, non è dissimile dall’indifferenza. È quel lasciare che il tempo e la noncuranza decidano per noi, quando io, lo sai, preferisco essere io a porre fine a quello che eravamo, a cui non so dare un nome, perché è molto più doloroso pensare di lasciare morire così, per mancanza di cure e di attenzioni, quello che abbiamo creato.

Penso alle cose che ci siamo detti, alla vicinanza nutrita di parole, condivisioni, sincerità, ogni tipo di emozione, e le risate, quelle per cui mi dicevi Farei l’amore con te ogni volta che ti sento ridere. E io immaginavo la scena, come un momento di allegria potesse tingersi di erotismo, di voluttà in un attimo.

Penso anche alle cose che non riesco a comprendere. Al motivo per cui mi hai dato contro come se volessi portarti via dalla tua quotidianità. A quando mi dici di volermi bene, che ci tieni, che ti manco, e poi mi richiudi fuori da quel tuo modo di essere con me che era uno dei pochi in cui mi sono sentita a casa.

Ti chiamo uno di questi giorni, hai detto e ripetuto.

E io, che non posso fare altro che aspettare, mi chiedo quali siano questi giorni. Che intanto i giorni passano, e diventano quei giorni. E so che ci renderemo conto del valore del tempo trascorso solo quando sarà così tanto da sentirci a disagio anche a mandare un semplice messaggio.
Quando finirò per cancellare il tuo contatto perché è uno di quei numeri che non ha senso lasciare lì, a fare numero in rubrica.

Mi torna in mente una storia che mi ha raccontato una sera mio padre.

Eravamo io e lui, e lui era triste perché, per forza di cose, una pagina, bella, del suo passato era riapparsa dai suoi ricordi più datati. E la sensazione che ho provato, in quel suo silenzio doloroso, era una domanda su come sarebbe stato se quell’amore da ragazzini fosse stato qualcosa di più importante. Ancora adesso provo la sensazione delle parole che muoiono in gola, quelle che lui non ha detto allora, a quella persona, e che non avrebbe avuto più occasione di dirle.

Magari sono io che sbaglio, magari non saremmo diventati niente di più di quello che eravamo, ma il pensiero di te, che mi guardi per la prima volta negli occhi e mi dici Eccola e poi mi abbracci e abbracci ancora come se la fame reciproca non riuscisse a saziarsi neanche stringendosi più forte possibile… A me sembravi felice, e io lo ero. E lo ero tenendo la mano nella tua mentre camminavamo per la mia città, avendoti vicino a fare la spesa, a poterti tenere il viso tra le mani, a guardarti in silenzio, con gli occhi pieni delle parole che in quel momento ho scelto di non pronunciare, la mia felicità a poter finalmente vestirmi di una parentesi di quotidianità che mi sembrava straordinaria.

Avrei voluto scrivere tanto di più. È che la mancanza di te e il silenzio di questi giorni mi tolgono le parole. Sei ancora la cosa più bella che mi sia capitata da molto prima del tuo arrivo.

Tu non scordarti di me e, se ti manco, per favore fai che sia finalmente quel giorno in cui tirarmi fuori dal silenzio.


Lo so che certa musica italiana non ti fa impazzire, e nemmeno a me, ma in certe frasi, ascoltandola per caso, mi ha fatto pensare alle cose che io direi a te.
https://www.youtube.com/watch?v=oWdWkS5t5Hs

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